Stasera al teatro Sant'Andrea ci sarà l'incontro "S'informi chi può" con il vignettista Vauro e Giulietto Chiesa.. ingresso gratuito!
Non mancherò.. non dovete mancare!!
venerdì 27 novembre 2009
Calendario dei Santi Laici
Una bellissima idea alla sua quarta edizione, dediacata all'agenda rossa di Paolo Borsellino. Trovo che sia qualcosa di stupendo, io ho provveduto subito a scaricarlo e lo stamperò presto in modo da porterlo appendere e rendere omaggio con i pensieri a tutti gli eroi di questo paese, ogni giorno che lo guarderò.
Si può acquistare a prezzo libero nella version da tavolo o scaricare gratis a questo indirizzo:
http://www.santilaici.it/Calendario_santi_laici_free.pdf
=)
Si può acquistare a prezzo libero nella version da tavolo o scaricare gratis a questo indirizzo:
http://www.santilaici.it/Calendario_santi_laici_free.pdf
=)
mercoledì 25 novembre 2009
Un altro pentito accusa Berlusconi: "Ebbe un ruolo nelle stragi del '93"
Leggi l'articolo di Francesco Viviano - La Repubblica 24.11.09
http://19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=2107:un-altro-pentito-accusa-berlusconi-qebbe-un-ruolo-nelle-stragi-del-93q&catid=20:altri-documenti&Itemid=43
Copio-Incollo qui le parole di Salvatore Borsellino riguardo la partecipazione del Popolo delle Agende Rosse alla manifestazione del 5 Dicembre prossimo a Roma.
=)
Ci ho riflettuto a lungo ma alla fine ho capito che non possiamo non partecipare alla manifestazione del 5 Dicembre a Roma. La spinta finale a questa decisione è stato l'incontro a Londra con i ragazzi italiani costretti a lasciare un paese che non riesce ad assicurare loro un lavoro per andare a lavorare in Inghilterra, costretti a lasciare il loro paese per andare in un "altro paese" a cercare una stampa libera, dei mezzi di informazione non monopolizzati e asserviti, un parlamento in grado di votare delle leggi, una democrazia e non un regime mascherato da democrazia, un paese governato da un premier e non da un satrapo, un paese nel quale la legge è, per quanto possibile, ancora eguale per tutti, un paese in cui i magistrati sono rispettati e non vilipesi e quotidianamente aggrediti e minacciati, un paese in cui le leggi che vengono votate servano per tutti e non per uno soltanto. E che purtroppo in questo paese devono anche subire lo scherno di chi non riesce a capacitarsi di come gli Italiani abbiano potuto scegliere e continuino in buona parte a sostenere un uomo, il capo del Governo, che per loro è un personaggio da operetta mentre in realtà, per noi, è il protagonista e l'artefice della nostra tragedia.
Non è stata un decisione semplice la mia, personalmente ritengo che continuare ad accusare il presidente del Consiglio di frequentazioni di minorenni, di utilizzo di prostitute pagate dai suoi lacchè, di compenso di prestazioni sessuali tramite nomina a posti di governo e via andando non sia che una maniera di far perdere di vista il vero problema, cioè che questo governo sta continuando a pagare le cambiali di una trattativa conclusa con la criminalità organizzata e condotta da una delle due parti a forza di bombe e di stragi per alzare il prezzo della trattativa stessa e indurre, chi aveva avuto l'oscena idea di avviare questa trattativa ad una resa incondizionata.
Si continua a discutere di processo Mills, di processo breve, di lodi di vario nome, quando il vero problema è che chi è alla guida del governo dovrebbe essere indagato per essere uno dei mandanti occulti delle stragi del '92 e del '93 e dovrebbero essere messi alla luce i suoi rapporti con la criminalità organizzata. Quella criminalità organizzata che oggi gode i frutti di quella trattativa e che farebbe fare la fine di Salvo Lima a chi i patti stipulati non li rispettasse fino all'ultimo.
Questa manifestazione non è organizzata dai partiti, è nata spontaneamente dalla rete, dall'iniziativa di alcuni bloggers, e noi che dalla rete siamo partiti e che che la rete utilizziamo come base operativa per le nostra battaglie, che utilizziamo la rete come i partigiani utilizzavano le montagne, non possiamo restare nelle nostre postazioni ad osservare i nostri compagni che si buttano in questa battaglia.
Dobbiamo prendere le nostre armi, le nostra agende rosse levate in alto, e andare a combattere anche noi. Abbiamo combattuto e abbiamo vinto a Palermo, abbiamo impedito agli avvoltoi di posarsi ancora sul luogo della strage, abbiamo combattuto e abbiamo vinto a Roma, da soli con le nostre Agende Rosse abbiamo riempito delle nostra grida di RESISTENZA le strade e le piazze di Roma, ora, come un corpo speciale, dobbiamo scendere in mezzo agli altri ed essere riconoscibili per evitare che la manifestazione venga strumentalizzata dai partiti, ancora una volta dobbiamo essere noi a strumentalizzare loro.
Questa è una manifestazione della Società Civile e la presenza del nostro simbolo, l'Agenda Rossa, servirà a riaffermarlo.
Noi non chiediamo le dimissioni di Berlusconi, chiediamo che Berlusconi possa essere processato per i suoi crimini e le nostre Agende Rosse saranno in piazza per proteggere quei magistrati che anche sui suoi crimini stanno indagando e che per questo sono ad alto, altissimo rischio.
Noi dobbiamo essere la loro scorta.
Salvatore Borsellino
=)
Ci ho riflettuto a lungo ma alla fine ho capito che non possiamo non partecipare alla manifestazione del 5 Dicembre a Roma. La spinta finale a questa decisione è stato l'incontro a Londra con i ragazzi italiani costretti a lasciare un paese che non riesce ad assicurare loro un lavoro per andare a lavorare in Inghilterra, costretti a lasciare il loro paese per andare in un "altro paese" a cercare una stampa libera, dei mezzi di informazione non monopolizzati e asserviti, un parlamento in grado di votare delle leggi, una democrazia e non un regime mascherato da democrazia, un paese governato da un premier e non da un satrapo, un paese nel quale la legge è, per quanto possibile, ancora eguale per tutti, un paese in cui i magistrati sono rispettati e non vilipesi e quotidianamente aggrediti e minacciati, un paese in cui le leggi che vengono votate servano per tutti e non per uno soltanto. E che purtroppo in questo paese devono anche subire lo scherno di chi non riesce a capacitarsi di come gli Italiani abbiano potuto scegliere e continuino in buona parte a sostenere un uomo, il capo del Governo, che per loro è un personaggio da operetta mentre in realtà, per noi, è il protagonista e l'artefice della nostra tragedia.
Non è stata un decisione semplice la mia, personalmente ritengo che continuare ad accusare il presidente del Consiglio di frequentazioni di minorenni, di utilizzo di prostitute pagate dai suoi lacchè, di compenso di prestazioni sessuali tramite nomina a posti di governo e via andando non sia che una maniera di far perdere di vista il vero problema, cioè che questo governo sta continuando a pagare le cambiali di una trattativa conclusa con la criminalità organizzata e condotta da una delle due parti a forza di bombe e di stragi per alzare il prezzo della trattativa stessa e indurre, chi aveva avuto l'oscena idea di avviare questa trattativa ad una resa incondizionata.
Si continua a discutere di processo Mills, di processo breve, di lodi di vario nome, quando il vero problema è che chi è alla guida del governo dovrebbe essere indagato per essere uno dei mandanti occulti delle stragi del '92 e del '93 e dovrebbero essere messi alla luce i suoi rapporti con la criminalità organizzata. Quella criminalità organizzata che oggi gode i frutti di quella trattativa e che farebbe fare la fine di Salvo Lima a chi i patti stipulati non li rispettasse fino all'ultimo.
Questa manifestazione non è organizzata dai partiti, è nata spontaneamente dalla rete, dall'iniziativa di alcuni bloggers, e noi che dalla rete siamo partiti e che che la rete utilizziamo come base operativa per le nostra battaglie, che utilizziamo la rete come i partigiani utilizzavano le montagne, non possiamo restare nelle nostre postazioni ad osservare i nostri compagni che si buttano in questa battaglia.
Dobbiamo prendere le nostre armi, le nostra agende rosse levate in alto, e andare a combattere anche noi. Abbiamo combattuto e abbiamo vinto a Palermo, abbiamo impedito agli avvoltoi di posarsi ancora sul luogo della strage, abbiamo combattuto e abbiamo vinto a Roma, da soli con le nostre Agende Rosse abbiamo riempito delle nostra grida di RESISTENZA le strade e le piazze di Roma, ora, come un corpo speciale, dobbiamo scendere in mezzo agli altri ed essere riconoscibili per evitare che la manifestazione venga strumentalizzata dai partiti, ancora una volta dobbiamo essere noi a strumentalizzare loro.
Questa è una manifestazione della Società Civile e la presenza del nostro simbolo, l'Agenda Rossa, servirà a riaffermarlo.
Noi non chiediamo le dimissioni di Berlusconi, chiediamo che Berlusconi possa essere processato per i suoi crimini e le nostre Agende Rosse saranno in piazza per proteggere quei magistrati che anche sui suoi crimini stanno indagando e che per questo sono ad alto, altissimo rischio.
Noi dobbiamo essere la loro scorta.
Salvatore Borsellino
giovedì 19 novembre 2009
Un Natale tutto speciale
Fonte: http://www.ilpopolodelleagenderosse.it/
E’ con immenso piacere che Il popolo delle Agende Rosse e’ convocato alle ore 11 del 12 Dicembre in Via d’Amelio, a Palermo.
Di nuovo in via d’Amelio per incontrarci e festeggiare insieme il Natale.
Non dimenticate le vostre Agende e questa volta dovrete anche procurarvi un’agendina o un cartoncino rosso su cui lasciare un vostro pensiero da utilizzare come addobbo dell’Albero che dal 19 luglio del 2009 ha visto fiorire giorno dopo giorno nuovi resistenti nel Paese per cui Paolo Borsellino, la sua scorta e come loro tante altre persone, hanno dato la vita.
http://www.ilpopolodelleagenderosse.it/2009/11/17/un-natale-tutto-speciale/
E’ con immenso piacere che Il popolo delle Agende Rosse e’ convocato alle ore 11 del 12 Dicembre in Via d’Amelio, a Palermo.
Di nuovo in via d’Amelio per incontrarci e festeggiare insieme il Natale.
Non dimenticate le vostre Agende e questa volta dovrete anche procurarvi un’agendina o un cartoncino rosso su cui lasciare un vostro pensiero da utilizzare come addobbo dell’Albero che dal 19 luglio del 2009 ha visto fiorire giorno dopo giorno nuovi resistenti nel Paese per cui Paolo Borsellino, la sua scorta e come loro tante altre persone, hanno dato la vita.
http://www.ilpopolodelleagenderosse.it/2009/11/17/un-natale-tutto-speciale/
sabato 14 novembre 2009
giovedì 12 novembre 2009
mercoledì 4 novembre 2009
BERLUSCONI, MINACCE SU FACEBOOK
di Antonio Di Carlo
E’ vero che Berlusconi non è l’unico, sul social network Facebook, ad essere preda di gruppi che auspicano la morte di qualcuno. Ne esistono infiniti, rivolti ai più diversi personaggi, dai cantanti agli attori, dai parlamentari a sconosciuti professori di scuole di periferia. O ancora, passando per il gruppo “A morte Marco Travaglio”. Eppure “Uccidiamo Berlusconi” (poi diventato “Uccidiamo politicamente Berlusconi”) assume obiettivamente contorni diversi. Forse uno scherzo, forse un’esagerazione, certo non una notizia degna di allarme tanto da meritare la prima pagina di un quotidiano (vedi Libero e Il Giornale), ma pur sempre un cattivo modo di esprimersi. Prima di tutto perché rischia di far tornare i fantasmi degli anni di piombo con tutta la strategia del terrore che racchiudevano (le cui stragi e sequestri e uccisioni tra l’altro non hanno portato a nessun cambiamento significativo né positivo). Secondo, non può non spaventare anche solo per un istante il pensiero che qualche folle, magari stimolato da questo, possa davvero arrivare ad uccidere il presidente del Consiglio. Certamente la frase di Matteo Mezzadri, giovane dirigente del Pd di Modena, “Possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi” pubblicata sul suo profilo Facebook è stata un errore, dovuto probabilmente all’ingenuità del ragazzo, che prontamente si è scusato e dimesso dal suo ruolo.
Non è difficile comprendere il malessere e il rancore verso Berlusconi: io capisco entrambi. Eppure dalla sua morte, per mano omicida, cosa verrebbe fuori? Un’ Italia senza la sua presenza, certo, ma con l’ombra costante di un martire, con una Storia che in futuro verrebbe insegnata dipingendolo con il pietismo di ogni morte inattesa e ingiusta, per cui ci si dimentica abilmente degli errori commessi dalla vittima.
Il malessere e il rancore non troverebbero forse più soddisfazione nel vederlo, in vita, condannato o costretto a fuggire, magari ad Hammamet sotto una pioggia di monetine?
E’ vero che Berlusconi non è l’unico, sul social network Facebook, ad essere preda di gruppi che auspicano la morte di qualcuno. Ne esistono infiniti, rivolti ai più diversi personaggi, dai cantanti agli attori, dai parlamentari a sconosciuti professori di scuole di periferia. O ancora, passando per il gruppo “A morte Marco Travaglio”. Eppure “Uccidiamo Berlusconi” (poi diventato “Uccidiamo politicamente Berlusconi”) assume obiettivamente contorni diversi. Forse uno scherzo, forse un’esagerazione, certo non una notizia degna di allarme tanto da meritare la prima pagina di un quotidiano (vedi Libero e Il Giornale), ma pur sempre un cattivo modo di esprimersi. Prima di tutto perché rischia di far tornare i fantasmi degli anni di piombo con tutta la strategia del terrore che racchiudevano (le cui stragi e sequestri e uccisioni tra l’altro non hanno portato a nessun cambiamento significativo né positivo). Secondo, non può non spaventare anche solo per un istante il pensiero che qualche folle, magari stimolato da questo, possa davvero arrivare ad uccidere il presidente del Consiglio. Certamente la frase di Matteo Mezzadri, giovane dirigente del Pd di Modena, “Possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi” pubblicata sul suo profilo Facebook è stata un errore, dovuto probabilmente all’ingenuità del ragazzo, che prontamente si è scusato e dimesso dal suo ruolo.
Non è difficile comprendere il malessere e il rancore verso Berlusconi: io capisco entrambi. Eppure dalla sua morte, per mano omicida, cosa verrebbe fuori? Un’ Italia senza la sua presenza, certo, ma con l’ombra costante di un martire, con una Storia che in futuro verrebbe insegnata dipingendolo con il pietismo di ogni morte inattesa e ingiusta, per cui ci si dimentica abilmente degli errori commessi dalla vittima.
Il malessere e il rancore non troverebbero forse più soddisfazione nel vederlo, in vita, condannato o costretto a fuggire, magari ad Hammamet sotto una pioggia di monetine?
STEFANO CUCCHI, UN RAGAZZO
di Antonio Di Carlo
I suoi genitori chiedono chiarezza, vogliono capire perché la vita del loro figlio sia terminata tra le mura di un carcere. Stefano Cucchi era un ragazzo di 31 anni, fermato dai Carabinieri perché trovato in possesso di venti grammi di marijuana il 15 Ottobre scorso. Un primo certificato di morte attestava che questa fosse avvenuta per “presunta morte naturale”. La famiglia tuttavia non ha creduto a questa tesi, specie dopo aver visto il corpo del figlio a seguito dell’autopsia ed ha deciso di rendere pubbliche le foto del giovane. Pochi scatti, ma eloquenti, che mostrano un viso irriconoscibile: occhi gonfi, lacerazioni, contusioni. E ancora, fratture alla spina dorsale, al coccige, alla mandibola. Non è ancora ben delineata la dinamica dei fatti, quello che è certo è che la procura di Roma si è mossa per il reato di omicidio preterintenzionale a carico di ignoti. Ed è proprio questo “a carico di ignoti” a far indignare i genitori di Stefano, che attraverso il loro legale si chiedono come possano essere definiti tali coloro che lo hanno avuto in custodia e in cura. Intanto il ministro della Difesa La Russa si dice “certo del comportamento assolutamente corretto da parte dei Carabinieri in questa occasione”.
Una certezza che spaventa e riporta alla memoria episodi passati. Una convinzione di non colpevolezza che sembra nascere a priori verso la più grande delle forze armate italiane. Come se ormai sia naturale il pensiero per cui il giusto è da un lato, sempre lo stesso, e tutto il resto sia un crimine fuori da ogni dubbio, indegno di qualsiasi perplessità. Vero è che Stefano Cucchi portava con sé venti grammi di marijuana. Vero anche che Federico Aldrovandi aveva assunto droghe, vero che Gabriele Sandri si era reso partecipe di una rissa tra tifoserie, vero che Maurizio Tortorici non si era fermato all’alt della Polizia Stradale ed aveva così fatto nascere un inseguimento. Ma questo forse giustifica a priori questi interventi delle forze dell’ordine? Il fatto che una persona si renda colpevole di un crimine giustifica la morte della stessa? Giustifica i pestaggi e le percosse?
Personalmente non ho mai provato odio nei confronti delle forze dell’ordine né comincerò a provarne oggi dopo aver sofferto vedendo quel che resta del corpo martoriato di Stefano. Il mio modo di condannare chi negli stadi urla cori infami contro la Polizia o sporca mura con la scritta A.C.A.B. rimane lo stesso di sempre. Perché nessuno può permettersi la presunzione e la viltà di offendere un’istituzione che ci ha regalato Emanuele Basile, Vito Schifani, Emanuela Loi e ancora e ancora. Affermare che “tutti i poliziotti sono bastardi” è dare del bastardo anche a chi ha dato la vita combattendo per il nostro benessere. Il nostro dovere è indignarci verso la parte malata di qualsiasi istituzione, senza generalizzare mai, pretendere la verità e colpevolizzare i colpevoli senza buonismi. E ancora, indignarci quando un ministro si dice sicuro dell’assoluta correttezza di comportamento, ovvero ritiene fuori da ogni dubbio che la morte di un ragazzo sia imputabile esclusivamente al fato.
Alla fine l’ingiustizia di questa società non ha mai vergogna di mostrarsi. E con un sorriso beffardo ci regala l’immagine di mafiosi condannati all’ergastolo che in carcere sorseggiano champagne gustando una cena a base di pesce, mentre dei giovani ragazzi, ricchi di desideri, al primo -forse ingenuo forse banale- errore che commettono, macchiano la terra del loro sangue.
Non è forse ora di indignarsi concretamente verso chi, realmente, disegna questa vergognosa realtà?
I suoi genitori chiedono chiarezza, vogliono capire perché la vita del loro figlio sia terminata tra le mura di un carcere. Stefano Cucchi era un ragazzo di 31 anni, fermato dai Carabinieri perché trovato in possesso di venti grammi di marijuana il 15 Ottobre scorso. Un primo certificato di morte attestava che questa fosse avvenuta per “presunta morte naturale”. La famiglia tuttavia non ha creduto a questa tesi, specie dopo aver visto il corpo del figlio a seguito dell’autopsia ed ha deciso di rendere pubbliche le foto del giovane. Pochi scatti, ma eloquenti, che mostrano un viso irriconoscibile: occhi gonfi, lacerazioni, contusioni. E ancora, fratture alla spina dorsale, al coccige, alla mandibola. Non è ancora ben delineata la dinamica dei fatti, quello che è certo è che la procura di Roma si è mossa per il reato di omicidio preterintenzionale a carico di ignoti. Ed è proprio questo “a carico di ignoti” a far indignare i genitori di Stefano, che attraverso il loro legale si chiedono come possano essere definiti tali coloro che lo hanno avuto in custodia e in cura. Intanto il ministro della Difesa La Russa si dice “certo del comportamento assolutamente corretto da parte dei Carabinieri in questa occasione”.
Una certezza che spaventa e riporta alla memoria episodi passati. Una convinzione di non colpevolezza che sembra nascere a priori verso la più grande delle forze armate italiane. Come se ormai sia naturale il pensiero per cui il giusto è da un lato, sempre lo stesso, e tutto il resto sia un crimine fuori da ogni dubbio, indegno di qualsiasi perplessità. Vero è che Stefano Cucchi portava con sé venti grammi di marijuana. Vero anche che Federico Aldrovandi aveva assunto droghe, vero che Gabriele Sandri si era reso partecipe di una rissa tra tifoserie, vero che Maurizio Tortorici non si era fermato all’alt della Polizia Stradale ed aveva così fatto nascere un inseguimento. Ma questo forse giustifica a priori questi interventi delle forze dell’ordine? Il fatto che una persona si renda colpevole di un crimine giustifica la morte della stessa? Giustifica i pestaggi e le percosse?
Personalmente non ho mai provato odio nei confronti delle forze dell’ordine né comincerò a provarne oggi dopo aver sofferto vedendo quel che resta del corpo martoriato di Stefano. Il mio modo di condannare chi negli stadi urla cori infami contro la Polizia o sporca mura con la scritta A.C.A.B. rimane lo stesso di sempre. Perché nessuno può permettersi la presunzione e la viltà di offendere un’istituzione che ci ha regalato Emanuele Basile, Vito Schifani, Emanuela Loi e ancora e ancora. Affermare che “tutti i poliziotti sono bastardi” è dare del bastardo anche a chi ha dato la vita combattendo per il nostro benessere. Il nostro dovere è indignarci verso la parte malata di qualsiasi istituzione, senza generalizzare mai, pretendere la verità e colpevolizzare i colpevoli senza buonismi. E ancora, indignarci quando un ministro si dice sicuro dell’assoluta correttezza di comportamento, ovvero ritiene fuori da ogni dubbio che la morte di un ragazzo sia imputabile esclusivamente al fato.
Alla fine l’ingiustizia di questa società non ha mai vergogna di mostrarsi. E con un sorriso beffardo ci regala l’immagine di mafiosi condannati all’ergastolo che in carcere sorseggiano champagne gustando una cena a base di pesce, mentre dei giovani ragazzi, ricchi di desideri, al primo -forse ingenuo forse banale- errore che commettono, macchiano la terra del loro sangue.
Non è forse ora di indignarsi concretamente verso chi, realmente, disegna questa vergognosa realtà?
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